Amhed lo incontro tutti i giorni almeno due o tre volte, tutti i giorni vuole vendermi un pacco di fazzolettini da dodici. Io gli dico che non mi dà il tempo di finire quelli che mi ha appena venduto, che non piango poi così tanto, anche perchè non ne avrei nemmeno il tempo, lui allora incalza “non eri allergica?”, no, purtroppo (per te) non lo sono. Oggi gli ho detto, Amhed, mi soffochi con questa storia dei fazzoletti, dammi un accendino, che è sempre una cosa utile quando non fumi, al limite ti fai trovare pronto per accendere le candeline su una torta quando meno se l’aspettano e fai un figurone.
A volte tornare a casa non è così facile in questo quartiere. I portici sono insidiosi, ti invischiano in strette di mano colpevolizzanti, portatrici di strazi lontani, dall’agonia delle balene islandesi alla pena di morte ancora in vigore nella Papua Nuova Guinea, e io lo so che se mi fermassi un attimo di più sottoscriverei qualsiasi cosa e forse tirerei fuori uno di quei ruvidi fazzoletti generici che mi vende Ahmed. Perchè lo so che in questo sono come te, che non riesci a prendere un aereo senza fare una donazione alla Red Cross o adottare un bambino a distanza tra uno scalo e l’altro. Invece io tiro dritto e non desidero nemmeno il tuo messaggio spirituale, caro signore con il borsello a tracolla, non dopo un turno di guardia di nove ore, tanto lo so che domattina alle otto comunque mi citofonerai, che tanto suonate sempre al campanello in basso a destra, voi, i postini, i Defendini, i buontemponi, le fidanzate smemorate di quello del terzo piano, lo so che lo farai di nuovo e allora magari ne potremo parlare di Colui che ci governa tutti, come dici brandendo il tuo giornalino, ma oggi no, per piacere, che sono stanca. Guarda, al limite rispondo a lui, baciato dalla fortuna di un semaforo rosso, mi abbandono alla sua nevrotica domanda sull’ultimo libro che ho letto: “Vita di Plotino”, gli dico, composta da Porfirio come prefazione alle Enneadi, un’edizione rarissima che il tuo Club temo non pubblicherà mai, allora anche per stavolta non se ne fa niente, fratello, e spero che un giorno troverai lavoro in una libreria vera, quelle in cui le copertine dei libri sono tutte diverse, ecco, te lo auguro. E me lo auguro.
Arrivo al mio portone, ma mi aspetta al varco il temibile Barzelli che mi aggiorna con precisione millimetrica su dei lavori in muratura che sta facendosi fare nel Monferrato, quando solo ieri mi aveva intrattenuta per mezz’ora buona con la storia della “linotype”, la primissima macchina tipografica, inventata come tutti sanno dal tecnico tedesco Ottmar Mergenthaler. Come sprofondare in un buco nero e perdere l’armonia con il mondo, il Barzelli.
Con una scusa mi allontano velocemente e raggiungo il mio ballatoio, un modo dell’edilizia piemontese per sentirsi romantici. E finalmente trovo solo te, gatto-colf, che spazzi per terra al posto mio, che forse sì, con il tuo istinto felino tu l’hai capito quanto sia stata dura arrivare fin qui. E per fortuna dici solo miao.
-
Articoli recenti
Archivi
- giugno 2018 (1)
- marzo 2018 (1)
- luglio 2017 (1)
- novembre 2016 (1)
- dicembre 2015 (2)
- novembre 2015 (1)
- ottobre 2015 (1)
- luglio 2015 (2)
- marzo 2015 (1)
- gennaio 2015 (1)
- dicembre 2014 (3)
- novembre 2014 (1)
- ottobre 2014 (1)
- settembre 2014 (2)
- agosto 2014 (1)
- giugno 2014 (1)
- Maggio 2014 (2)
- marzo 2014 (2)
- febbraio 2014 (1)
- gennaio 2014 (3)
- dicembre 2013 (2)
- novembre 2013 (2)
- ottobre 2013 (2)
- settembre 2013 (1)
- agosto 2013 (1)
- giugno 2013 (3)
- Maggio 2013 (2)
- aprile 2013 (4)
- marzo 2013 (1)
- febbraio 2013 (2)
- gennaio 2013 (2)
- dicembre 2012 (2)
- novembre 2012 (1)
- ottobre 2012 (3)
- settembre 2012 (2)
- agosto 2012 (2)
- luglio 2012 (8)
- giugno 2012 (6)
- Maggio 2012 (16)
Categorie
-
Unisciti a 219 altri iscritti
Più cliccati
- Nessuno.
- 30
- acqua
- amiche
- amici
- amicizia
- amitié
- amore
- Amour
- anniversaire
- auguri
- autunno
- bagpipe
- bambini
- beijing
- blog
- Buchanan Street
- Capa
- children
- china
- cina
- compleanno
- espana
- estate
- film
- fotografia
- France
- friends
- Glasgow
- hospital
- ioviaggiosola
- Julian
- la mia città
- life
- Lione
- Lisbona
- Londra
- love
- marais
- mare
- miamor
- montparnasse
- morte
- music
- musica
- ospedale
- Parigi
- Paris
- passioni
- pechino
- pediatria
- pensieri
- photography
- photos
- poesia
- poetry
- ricordi
- Robert Capa
- Scotland
- scottish life
- shanghai
- silenzio
- spagna
- spain
- stagioni
- storie
- Torino
- travel
- Turin
- usi e costumi
- viaggi
- viaggiare
- viaggio
- vie
- vita
- volo
Altre cyber-matite:
Write me!
ba.devito@gmail.com
Bello! Bello! Bello!
Che entusiasmo, brava!
anch’io all’università abitavo nell’appartamento apriporta. tutti suonavano a noi, noi che eravamo le uniche di tutto il palazzo ad andare a dormire alle 2 e svegliarsi non prima delle 9 al mattino. tutto un palazzo di vecchi e tutti suonavano a noi.
Tu mi capisci sempre, forse mi devo preoccupare.
forse nel pentolino del mate c’è più fango di quanto credi… e poi chissà, magari dietro me e te c’è una sola persona, due blog, due nomi utente, un unico autore…
al raduno una di noi due era una comparsa stipendiata, ora bisogna stabilire quale.
Tutti chiedono, vogliono qualcosa da te. Suonano il campanello bussano alla porta.Vendono qualcosa. Chissà perché ho visto un cuore generoso varcare la soglia di casa, il suo nido,più con un sorriso che altro, però.
È tutto un traffico, ti assicuro…
io a luglio ci vengo a trovarti, vedrai che vengo a salutarlo anche io il gatto colf che dice solo miao. sì sì, dai.
Ti aspettiamo con fusa, edp!
aahahah favoloso!
(miao)
Ehilà! Grazie 🙂
prego 🙂
pensa che pure io ammorbavo studenti curiosi sulla linotype di Merghentaler e sui bicchieri di latte che dovevano bere i lynotipisti per smaltire il piombo dei caratteri….
PS di pure al tuo gatto che così però rovina un’intera categoria…..
In effetti la linotype è interessantissima, i primi dieci minuti. Il gatto è del vicino, però va matto per rifarsi le unghie sul mio zerbino e da lì a entrare in casa è un balzo… Ciao Syl!
ohibò….devo provarlo anch’io allora quello zerbino così interessante…. 😉
il destino dei citofonati. noi si abita in una minipalazzina di quattro appartamenti. il nostro citofono suona molto spesso per due motivi: il primo, due dei quattro condomini appartengono ad una nota religione che in italia conta numerosi affiliati, e da dodici anni ci sguinzagliano i giovani virgulti apprendisti per i consueti proselitismi finesettimanali. il secondo: per abitudine le nostre imposte, a differenza delle altre tre, non sono mai chiuse. a volte sei fortunato, e suona ahmed e ti chiede un pacco di pasta. a volte no, e suona il rappresentante dell’aspirapolvere folletto.
Stamattina ore 8:00. Beatrice, sono Marianna! …non sono Beatrice. Grugnito. Sipario.
dovresti procurarti un monopattino (come la bimba parigina della foto di copertina) allora sì che sgusceresti via tra i mille ostacoli
ml
In effetti lo vorrei. Ciao emmelle.
Bellissimo quadretto in stile impressionista, racchiude buona parte di quella fauna metropolitana intorno alla quale slalomeggiamo quotidianamente (aggiungerei pure la rom rugosa e insistente), incerti se concedere umana considerazione oppure un distacco autoconservativo.
Per fortuna abito fuori città…
Pim
Il “distacco autoconservativo”, me lo ripeterò, tipo mantra…
Brava Ba! Un racconto molto realistico e leggero. E’ vero, noi pedoni siamo come prede da catturare col retino. Più che slalom, la mia è una marcia da bersagliere: con passo veloce inibisco ogni tentativo, timido e non, di propormi una vita più serena, delle mollette per la biancheria, o un destino nella mano. Ma, arrivata nell’androne, non mi salvo dal condomino pedante e dal suo rendiconto dettagliatissimo relativo all’ultima assemblea, che avevo appunto evitato per non annoiarmi fino allo sfinimento…
Ma ti assicuro che l’Euroclub è il peggio. Tu continua a tirare dritto con passo militare, fai bene.
leggerti è sempre come guardare una bella fotografia. Un abbraccio
Cara Faddina. Grazie 🙂
Forse anche il gatto vuol venderti qualcosa, chesso’ una crocchetta nuova che profuma l’alito, un batuffolo di pelo da filare perché i maglioni di pelo di gatto saranno il must della prossima stagione, oppure dirti chi e’ passato finché non c’eri. In un miao c’è un mondo 🙂
Bello il racconto dello slalom 🙂
Ciao Willyco, l’unico porta a porta che fa quel gatto è tra casa mia e casa sua, ma chiede solo carezze. 🙂
Sicuramente anche il Gatto ha letto e ne va fiero: essere citato da Badev in un suo pentolino lo rende orgoglioso. Beato quel gatto. Un abbraccio
Al gatto interessa solo il contenuto del (suo) pentolino sul balcone, mi sa. Ciao Pi!
Sempre un piacere leggerti, ma toglimi una curiosità: anche Amhed parla in piemontese come un suo illustre collega del centro?
Mmmh, tu sai tante cose… Parla un perfetto italiano con un leggero accento piemontese, direi che è nato qui… Ciao NO! Anzi, ciau ne’!
Sempre informato sui fatti 😉 Ciau ne’!
Io sono purtroppo una di quelle che risponde al citofono la domenica mattina senza sospetto e poi si imbarca in conversazioni improbabili, un misto di fretta, comprensione, voglia di chiudere ma di non ferire, motivare ma sentire il peso dell’inutilità… Insomma, in genere mi faccio fregare sempre con un paio di calzini, i fazzoletti o copie di “svegliatevi”! Ma ho anche io delle eccezioni che hanno origini lontane…tipo che sono stata derubata talmente tante volte dagli zingari e sempre nei momenti in cui avevo il portamonete con i risparmi messi faticosamente via per l’acquisto cui ero diretta (manco avessero un radar!) che non tollero più che mi si avvicinino.
Bello! 😀 L’accoglienza del gatto, calorosa ma discreta…la conosco bene.
Ciao, grazie per la tua lettura attenta e diffusa su questo blog. Ho cercato il tuo, ma sembra “deleted”… peccato! Un saluto 🙂
No no, il blog è vegeto, il problema è che io sono una frana e chissà che confusione ho fatto giocherellando con gravatar! Ti ho scoperta oggi, piacevole scoperta 🙂 Se vuoi passare da me per dare un’occhiata, eccomi qua.
http://natadimarzo.altervista.org/blog/
A presto 🙂